Pochi giorni fa la notizia: la DG Mare europea (Direzione Generale degli Affari Marittimi e della Pesca), nel corso di alcune verifiche, ha riscontrato uno sconfinamento nelle giornate utili lavorative da parte di imbarcazioni afferenti alle GSA tirreniche 8, 9, 10, 11.
Non è un caso isolato: anche imbarcazioni siciliane di Mazara del Vallo hanno lavorato nelle GSA della Sardegna, per giunta sotto fermo biologico, decurtando giornate utili ai colleghi sardi ed incorrendo in pesanti sanzioni da parte della Capitaneria.
Una situazione complessa e preoccupante
Vogliamo porre particolare attenzione a questo fenomeno, a seguito del quale già a Ferragosto il Ministero aveva predisposto un fermo in assenza di giornate utili.
Per ovviare a questo problema si è pensato di ridurre le giornate lavorative da 5 a 4.
Nel frattempo, siamo arrivati al fermo biologico di ottobre.
Molte le perplessità sulla proposta delle principali sigle associative durante un tavolo consultivo intorno al quale ANAPI Pesca non è mai stata invitata.
A seguito del confronto in Ministero, tenutosi lo scorso venerdì, il dato sembra confermato: invece che riprendere il mare il 1° novembre, il mancato ascolto delle realtà territoriali ha portato il tavolo consultivo a orientarsi ancora una volta verso un nuovo fermo di 30 giorni per i mesi di novembre e dicembre, anche per la pesca al palangaro per nasello, da ammortizzare in ripresa con solo 4 giornate invece di 5.
Sembra scongiurato, almeno, l’obbligo per tutte le imbarcazioni delle GSA 8, 9, 10, 11 di tenersi oltre le 4 miglia, che avrebbe verosimilmente immobilizzato diversi pescherecci.
Ferma anche la pesca sportiva, ma si attendono maggiori dettagli.
Rischio crisi per l’intera filiera
Siamo lontani da quelle che sono le reali esigenze dei pescatori, i quali non riescono ad avere una programmazione chiara e libera delle proprie giornate.
Comprensibili la preoccupazione e il panico in tutte le marinerie, da nord a sud.
In primis, il rischio di una crisi per tutta la filiera ittica italiana: se i pescatori non potranno lavorare neppure a novembre, si innescherà una reazione a catena con conseguenze dirette su commercianti e ristoratori.
Chi è andato in cantiere pensando di monetizzare a novembre si troverà in grandissima difficoltà.
C’è preoccupazione in particolare per le marinerie più esposte a fenomeni atmosferici particolari, che già per questo su sei mesi ne lavorano effettivamente solo due o tre – come la Liguria. Alessandro Capelli – Presidente dell’Associazione Pescatori Professionisti di Sestri Levante e Delegato regionale Liguria per ANAPI Pesca – racconta di problematiche concrete per i pescatori dell’alto Tirreno: “Pensare di fermare tutto il Tirreno non è un problema solo di mancato reddito per tutte le imprese, ma metà Italia verrà privata della paranza stagionale. Non è un dato da sottovalutare: la ristorazione, qui in Liguria, lavora tantissimo con il pescato fresco e con il gambero in particolare. I ristoratori sono in difficoltà in questo momento perché non riescono a reperire il pescato fresco”.
Compensazioni economiche ferme e marittimi scoperti
Siamo vicini a tutti gli operatori della pesca: manca l’erogazione diretta delle compensazioni economiche per i pescatori e per gli imprenditori della pesca in generale.
Fare affidamento sulla retribuzione propria del fermo biologico è irrealistico: molti pagamenti sono fermi al 2022, anche se sono uscite le graduatorie del 2023.
Ma soprattutto, non è prevista una copertura per i marittimi.
Una politica che non ascolta il settore
Il fermo proposto, oltre a sollevare comprensibili perplessità, sembra essere il riflesso di una politica della pesca che non considera le esigenze e la complementarità dei comparti dell’intera filiera, mettendo in difficoltà due tipologie di pesca cui larga parte del territorio italiano fa riferimento, ma soprattutto innescando una guerra fra poveri con l’uso di giornate utili da parte di altre imbarcazioni.
ANAPI Pesca, in qualità di Associazione datoriale del settore Pesca ed Acquacoltura, ha più volte sollecitato un aggiornamento della composizione del Tavolo di consultazione permanente della Pesca e dell’Acquacoltura, istituito con D.M. 7 giugno 2017 n. 13453 e disciplinato dal successivo D.D. 4 maggio 2018 n. 9753, all’interno di un quadro normativo che prevede esplicitamente la revisione periodica in funzione dell’evoluzione del comparto e della rappresentanza delle organizzazioni di categoria.
Questo, in coerenza con la visione e i tematismi europei volti a valorizzare la funzione associativistica, rappresentando la Piccola Pesca Costiera come l’unica forma di pesca da cattura sostenibile.
Tecnologia e rappresentanza
Le tecnologie digitali che permettono di tracciare in sicurezza ogni attività sono le stesse che hanno consentito la verifica di irregolarità.
Ma si tratta di strumenti.
ANAPI Pesca è un’Associazione datoriale stipulante del CCNL e, a seguito dell’adesione di sistema a Confartigianato, rappresenta oggi una parte significativa delle imprese della pesca marittima, delle imprese di trasformazione, ittituristiche e di pescaturismo.
Vorrebbe, quindi, garantire le categorie del mondo della pesca lungo tutta la filiera, a partire dalla dignità e dalla libertà di gestire la propria attività, senza doversi ridurre a una competizione fratricida.
La proposta di ANAPI Pesca
Proponiamo un tetto di giornate a seconda delle categorie di imbarcazioni per ogni GSA, che sembra la soluzione perché ogni imbarcazione possa avere il suo numero di giornate da gestire in libertà.
Facciamo rete, sempre!
