Acquacoltura

  1. Acquacoltura – Norme di riferimento comunitarie (UE) e nazionali;

Presentazione;

Sempre in tema di – Diversificazione dello sforzo di pesca – vanno inquadrate le iniziative che riguardano l’acquacoltura e la maricoltura come anche l’allevamento in genere.

Gli strumenti finaziari pesca dell’UE, hanno sempre tenuto in debita considerazione questi aspetti complementari della pesca e dell’economia ittica.

I pescatori e le imprese di pesca, oggi, sono chiamati ad un cambio di gestione epocale che li riguarda:- devono vedersi, non più Cacciatori del mare preleva tori di risorse ittiche; ma Allevatori del mare gestori della propria risorsa. Se ci riusciranno, si potrà continuare a praticare, diversificandola, l’attività antica quanto bella ed interessante della pesca e della pesca Mediterranea in particolare.

L’acquacoltura costituisce oggi un settore economico molto importante della produzione alimentare: nel2003ha contribuito per circa il 31% (41,9 milioni di tonnellate) su un totale di circa 132,2 milioni di tonnellate di pesce pescato. La sua crescita nel mondo è molto rapida, per molte specie oltre il 10% annuo, mentre al contrario il contributo della pesca tradizionale è rimasto costante, se non in diminuzione nell’ultimo decennio.

Alcuni scienziati e organizzazioni no-profit (quali Slowfood e Greenpeace[) hanno contestato alcuni aspetti dell’acquacoltura, soprattutto di quella iperintensiva, sia per alcuni danni ambientali che questa può comportare, sia per il rispetto deidiritti degli animali.

Tuttavia, proprio per motivi ambientali e di sostenibilità, la FAO indica l’acquacoltura come una fondamentale opportunità per fornire risorse alimentari alla popolazione mondiale, soprattutto per una maggiore diversificazione della dieta, non solo a beneficio dei paesi più poveri, ma anche per sostenere i consumi dei paesi occidentali, in considerazione della costante riduzione degli stock ittici naturali.

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